Bucchero

Le origini del bucchero

La parola bucchero deriva da bùcaro, termine spagnolo del XVI secolo con il quale furono designate alcune ceramiche bruno-rossastre non smaltate tipiche dell’america latina. 

Per la somiglianza ai primi ritrovamenti archeologici etruschi, risalenti al medesimo periodo, fu esteso tale denominazione anche a questi ultimi.

Il bucchero infatti si caratterizza per una colorazione nera in assenza di smalti. La semplicità di questa tecnica giustifica in parte la sua diffusione in moltissime culture nel mondo fin dall’antichità.

La tecnica del bucchero

Questa tecnica in apparenza molto semplice prevede la foggiatura del pezzo con il tornio, lastra o colombino cui segue una lunga ed accurata brunitura (o lisciatura) con stecche di legno o minerali. Questa lavorazione permette di ottenere un manufatto lucido e parzialmente impermeabile.

Una volta raggiunta la completa essicatura, si procede con la cottura in ambiente riducente – cioè in carenza di ossigeno. In questo modo, l’ossido ferrico contenuto nell’argilla si converte in ossido ferroso, facendo assumere all’oggetto una colorazione nera anziché quella rossa, tipica delle terrecotte.

Il vaso in bucchero è caratterizzato quindi, seppur non smaltato, dalla minima porosità e da un’intensa monocromia nera lucida.

Le strategie per ottenere questo effetto sono diverse e ognuna caratterizzata da specifici accorgimenti quali il metodo di cottura, il combustibile per la riduzione, la composizione dell’argilla utilizzata e la modalità di brunitura.


Ceramiche Terre Alte di Luca Mainardi Vasaio

Il bucchero nelle Terre Alte

La mia esperienza con la tecnica del bucchero nasce dall’idea di cuocere i pezzi senza l’ausilio di un forno moderno (elettrico o a gas), ma in un forno costruito da me e alimentato a legna.

Il forno che ho realizzato consiste in una buca profonda circa 1 metro e mezzo nella quale, una volta acceso il fuoco, viene inserito un contenitore di metallo che utilizzo come camera di cottura. Il contenitore, sigillato da un coperchio, consente di creare un ambiente in riduzione di ossigeno.

Ho iniziato a sperimentare questa tecnica in alta montagna (1870 metri slm), servendomi della legna disponibile sul territorio tra cui il legno di larice che, essendo ricco di resina, permette di ottenere degli effetti argentati sulla superficie del vaso.

Luca Mainardi
lucamainardivasaio[at]gmail.com